Introduzione

La parola Giapponese ORIGAMI significa letteralmente “Piegare la carta” e si riferisce non tanto all’oggetto stesso ma all’atto di piegare un foglio. Tuttavia per consuetudine si è soliti indicare un modello finito con il nome ORIGAMI.

L’origami è una tecnica antica legata alla scoperta della carta avvenuta in Cina agli inizi del II secolo d.c. Intorno al VII secolo la tecnica dell’origami arrivò in Giappone dove fu perfezionata entrando a far parte della cultura giapponese tanto da assumere significati mistici e religiosi. Ancora oggi in Giappone la lavorazione della carta accompagna occasioni speciali e l’origami gode di altissima considerazione.

In occidente la tecnica dell’origami approderà tardi e sarà completamente slegata da significati mistici e religiosi. Oggi si utilizza in diversi campi in modo originale e spesso sperimentale. L’origami modulare nasce in occidente, è una tecnica relativamente recente con cui è possibile realizzare anche modelli di alta complessità.

L’origami è un’ arte che dona piacere, è divertente e stimolante. Riuscire a padroneggiarne le tecniche dona soddisfazione e ci ricongiunge con la parte essenziale di noi stessi.

“Quando le mani sono impegnate il cuore non si duole”

Akira Yoshizawa

Quando apriamo per la prima volta un libro di origami, troviamo uno schema su internet o un bel tutorial su YouTube, incontriamo delle difficoltà. Ci riesce difficile comprendere e applicare quelle istruzioni semplicemente perché manchiamo delle basi necessarie. Le basi per comprendere al meglio uno schema non sono tante ma sono essenziali al fine di poter’ realizzare anche il più semplice dei modelli.

Lo scopo di questi tutorial è riuscire a comprendere le basi dell’origami in modo graduale.

Il consiglio che mi sento di dare è di non scoraggiarsi alle prime difficoltà: una piega apparentemente impossibile ha solo bisogno di un po’ di pratica e di un’ attenta osservazione per poter essere risolta.

Osservare il passaggio successivo può essere uno stratagemma efficace per superare l’impasse.

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